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La via Emilia: La Strada, un mito.
Una strada che segna il tempo da millenni lungo la pianura padana, che unisce l’est e l’ovest separa il nord dal sud, l’alta pianura della bassa. E’ la strada madre di un territorio, di una regione, una spina dorsale che è anche il trattino tra le parole Emilia e Romagna.
E’ una strada rettilinea, che qualcuno anche definito il primo segno artificiale umano nel paesaggio. Una strada che sembra dare il tempo, un susseguirsi regolare di pietre miliari, come fossero battute, come se si trattasse di un lungo pentagramma dove i ponti sui fiumi-confine sono i cambi di tonalità. Una via che ha fatto nascere le città e che ha generato storie da raccontare caricate sulle spalle di viaggiatori che percorrendola entravano in contatto col mondo, col diverso, con capitale improvvise e improvvisate seminate tra le campagne più belle e ricche del mondo, dove il tempo si dilata fino a diventare tradizione.
Si tratta di una condizione unica in Italia, dove pure la storia è fatta di molteplicità e di casi particolari. Non è difficile immaginare come dalla vastità di questi spazi nascano i motori, nascano le balere con il bisogno di ritrovarsi e di cercare di tenere il tempo, di ballare al ritmo della centuriazione e dell’albero a camme.
La pianura è così vasta da essere estremamente democratica, così uguale a sé stessa e così diversa dopo ogni città, dopo ogni cinta muraria, nell’esplodere verso spazi smisurati e umidi, così freddi d’inverno e spietati d’estate dallo spingere a ritrovarsi nel primo caso nelle stalle e nel secondo durante la notte. Tutto questo è estremamente popolare e poco aristocratico: non è dunque un caso che, pur nell’aver saputo esprimere assoluti geni musicali in ogni epoca – pensiamo all’opera e alla musica classica – accade che la via Emilia diventi leader assoluta quando la dimensione pop diventa il tratto dominante della cultura musicale. Non è successo solo in una grande città, ma anche diffusamente, nei piccoli borghi, sugli organi delle chiese parrocchiali, nelle balere, sulle spiagge, ripetendo e nobilitando forse miracoli da oltreoceano.
La cosa incredibile è che questo miracolo non si è arrestato ma è tutt’oggi vivo, forte, presente. La musica per la via Emilia non è solo un prodotto tipico, ma una logica conseguenza, istintiva quanto lo è il gesto di accendere lo stereo della macchina senza il quale ci si sente vuoti, lungo strade sempre più trafficate, sì, dove c’è sempre più gente che però si conosce sempre meno. E dunque ancora oggi c’è chi scrive lungo questo pentagramma, chi costruisce poesie sul ritmo di campi, portici, case, fabbriche, e poi ancora campi, e poi ancora portici, per andare da qualche parte tra la via Emilia e il West, non per allontanarsi da casa ma per ritrovare un pezzo di cuore.