MAL DI TESTI – PESCE D’APRILE, SAMUELE BERSANI
E’ il cantautore con la “C” maiuscola. Nato a Rimini, cattolichino, romagnolo doc, Samuele Bersani ci ha regalato nel 2020 l’uscita del suo ultimo capolavoro “Cinema Samuele”.
Ne è passata di acqua sotto i ponti, da quando Samuele, trasferitosi a Bologna viene notato da Lucio Dalla. E’ il 1991 e il giovane Bersani si trova a poter coronare un sogno magnifico: condividere il palco con l’immenso Lucio.
Da quai alla pubblicazione del primo album Freak (1994), il passo è davvero breve.
A colpire, oltre a un’attitudine originale e fresca, sono senz’altro i testi.
Una penna capace di scrivere un brano come “Canzone” (interpretata poi dal succitato Dalla), non può che essere notata dalla critica, tanto da ricevere più di una volta durante la carriera il prestigiosissimo premio Luigi Tenco.
Siamo ad aprile 2021 e quale testo potremmo aver mai scelto per la rubrica “Mal Di Testi” ?
La discografia di Samuele lascia l’imbarazzo della scelta, ma vista l’occasione, parleremo di “Pesce d’Aprile”, brano contenuto all’interno dell’album “Manifesto Abusivo”, data di uscita 2009.
Oggi un’albergo ad Alcatraz
Domani un’ostello a Guantanamo
Le villette degli orrori in bed & breakfast
E su Erode un bel parco tematico
L’assasinio di John Kennedy
È un musical a broadway
Si però poteva metterli
Dei cuscini un po’ più morbidi
Oggi un campeggio a Neanderthal
Domani le terme a Chernobyl
Hiroshima a pagamento come Disneyland
Con dei prezzi un po’ più ragionevoli
Ma è un affare se consideri
Che ho bevuto più del solito
C’è un pacchetto di coriandoli
Col sacchetto per il vomito
Mi sembra impossibile
Da non capire
È come vivere
In un pesce d’aprile
È sempre bellissima
La cicatrice
Che mi ricorderà
Di esser stato felice
Un sole color clinica
Tra le nuvole bende da togliere
All’unisono si aprono i cancelli
Che sei già dentro e ormai non puoi scendere
Dalle ruote panoramiche
Si riprendono anche i crimini
Che finiscono sù internet
Fra lo sport e gli spettacoli
Mi sembra impossibile
Da non capire
Quì è come vivere
Dentro un pesce d’aprile
È un gusto difficile
Da definire
È commestibile?
O invece mi uccide?
Dov’è che andiamo?
Nelle sabbie mobili a smaltire cellulite
(Dove stiamo, dove stiamo, dove stiamo, dove stiamo?)
Fermi in coda immobili e lontano dalle uscite
Mi sembra impossibile
Voglio capire
È come vivere
In un pesce d’aprile
Divento insensibile
Devo dormire
Conto le pecore
Con in mano un fucile
La genialità di Bersani si evince nel testo qui proposto già dal fatto di elencare alcune tappe della storia mondiale quali i fatti di “Guantanamo”, l’assassinio di John Kennedy, il riferimento alla prigione di Alcatraz riferendosi ad alcuni crimini commessi contro l’Umanità (cita tra gli altri Chernobyl e Hiroshima) puntando il dito contro gli errori commessi nel nome del Dio Denaro.
Il riferimento agli Stati Uniti è abbastanza palese, ma il brano si sposta come è inevitabile che sia dal macro-cosmo delle ingiustizie mondiali allo status esistenziale del singolo.
“ e’ sempre bellissima la cicatrice che mi ricorderà d’esser stato felice”
Sembra quasi che in mezzo a tanto buio, mentre la Società fuori procede, col suo capitalismo imperterrito e indomito, ci sia qualcosa da salvare, a livello dell’anima.
La cicatrice che ci ricorda la ferita è anche colei che ci salva, perché ci rammenta quanto felici siamo stati seppur forse per qualche attimo e poco più.
Cosa si salva di un’intera esistenza avvolta da
“un sole color clinica, tra le nuvole bende da togliere, all’unisono si aprono i cancelli che sei già dentro e ormai non puoi più scendere” ?
In questa frase è racchiuso e sintetizzato come solo un poeta sa fare, l’intero senso della Vita. Un percorso sotto un sole sbiadito che poi si conclude con la morte senza possibilità di tornare indietro.
Samuele si pone grandi interrogativi
“dov’è che andiamo?”, “Dove stiamo, dove stiamo, dove stiamo, dove stiamo?”
Definendoci poi “ fermi in coda immobili e lontani dalle uscite”
“Mi sembra impossibile
Voglio capire
E’ come vivere
In un pesce d’aprile
Divento insensibile
Devo dormire
Conto le pecore
Con in mano un fucile”
Il desiderio di dare un senso a ciò che senso non sembra avere, fa sentire l’esistenza come una candid-camera, un pesce d’aprile.
Questo testo è un sempreverde, capace di raccontare la quotidianità in maniera a-temporale e persistente.
La dimensione del sogno, la fatica a prendere sonno causata dall’ansia e dai brutti pensieri, porta a cercare di dormire, si, ma col fucile in mano in modo da potersi difendere.
Un testo che lascia spazio a tante riflessioni, amaro e poetico come solo le grandi penne sanno essere.
Dafne D’Angelo